martedì 30 marzo 2021

Recensione "Biografia di un Vampiro: L'Amore" di Dana Porter

Recensione a cura di  Koaluch.
Anche questo l'ho letto per una collaborazione, e anche questo è di un genere che di solito non leggo. Non perché non ami il sovrannaturale, bensì per via della figura del vampiro, ormai troppo vista ovunque. Tuttavia, Dana Porter ha saputo dare ai suoi vampiri sfumature del tutto originali, che mi hanno colpita!

Titolo:
 
Biografia di un Vampiro: L'amore

Titolo originale: -

Serie: A vampire's life

Volume: 1

Autore: Dana Porter

Genere: Vampiri

Sottogenere: Fantasy, storico, romance

Anno: 2021
Descrizione: Può l’amore sopravvivere quando il cuore si ferma? Può l’amore restare intatto in un cuore privo di vita?

Nel lontano 1839 nasceva Cedric Howard, tra le vaste campagne del Midwest degli Stati Uniti. Nacque in una famiglia di inservienti e il suo destino sarebbe stato quello di seguirne le orme, se non fosse che il destino spesso segue percorsi alternativi, sconosciuti e incomprensibili. Così, Cedric, invece di rimanere analfabeta e ignorante come i propri genitori, imparò a leggere e scrivere, aiutato da lei: Margaret Lewis.
Cedric e Margaret trascorrevano molto tempo insieme e questo li portò a provare dei sentimenti l’uno per l’altra, sentimenti forti, di amore puro. Amore che, tuttavia, non era loro permesso provare, data l’appartenenza a due ranghi sociali opposti, ma non solo…
Cedric Howard si sentiva fortunato, nonostante tutto, aveva la possibilità di trascorrere tutto il tempo che desiderava insieme alla propria amata, fino al giorno in cui ella gli chiese di allontanarsi. Questo per Cedric significò lasciare tutto ciò che amava e conosceva per procedere verso un ignoto e burrascoso avvenire. Conosceva il mondo soltanto attraverso i libri che leggeva, ma dovette farsi coraggio e intraprendere quel viaggio, un cammino che lo avrebbe condotto su strade tortuose e oscure. Strade senza ritorno, strade che lo avrebbero portato a perdere tutto, ma anche a ritrovare qualcosa.
Oggi, Cedric Howard – il vampiro Cedric Howard – ci racconta la sua storia, per mano dell’editore cui ha affidato la stesura dell’autobiografia che state per leggere: Edward Parker.

Recensione

Mi aspettavo qualcosa di diverso da questo romanzo, non so perché, ma quando ho iniziato a leggerlo ogni tassello è andato al suo posto ed l’originalità ha subito spiccato.
L’alternarsi tra passato e presente è la cosa migliore di tutto il libro: se devo essere sincera, ho letto i capitoli del passato – specie dalla metà in poi – in trepidante attesa che arrivasse il seguente ambientato nel 2008.
Credo quindi che questa impostazione narrativa favorisca lo scorrere delle pagine e della narrazione stessa, che di per sé è un po’ lenta. Infatti ho trovato i capitoli sul passato troppo prolissi ed elaborati anche nei momenti in cui non serviva. Ciò ci porta a leggere lunghe e lunghe pagine di una storia inizialmente fine a se stessa che non riesce a coinvolgere il lettore per intero.

Complice anche il fatto che il protagonista può decidere se non provare emozioni tra cui l’amore, andiamo incontro a un inizio completamente raccontato da una voce narrante fredda e distante, che non coinvolge. Non c’è introspezione e non vengono analizzate emozioni se non alla lontana l’amore che Cedric prova per Margaret. Ad esempio, quando il protagonista viene a conoscenza di aver perso l’intera propria famiglia non fa un pensiero al riguardo.

Più avanti lui specifica perché la sua narrazione è così distaccata, quindi è in qualche modo giustificata, ma compiere la scelta di impostare nei primi capitoli un testo del tutto raccontato e molto distante dal lettore è sin troppo rischioso. Un inizio di un romanzo, al giorno d’oggi, necessita di essere avvincente, altrimenti il lettore si annoia facile e passa avanti – specialmente da quando abbiamo le anteprime gratuite.

E questo distacco non lo abbiamo solo in qualche capitolo. Le parti di diario, infatti, sono più e più lunghe rispetto ai capitoli sul presente, e quasi fino alla fine sono poco coinvolgenti, un susseguirsi di avvenimenti che il lettore non riesce a ritenere “propri”, dal momento che non gli è stata data la possibilità di affezionarsi ai personaggi. Proprio per questo è impossibile empatizzare con Cedric alla fine e provare dolore per lui.

Al contrario, i capitoli sul presente sono impostati sotto un altro stile. Edward (un pensierino che ho avuto: la scelta dei nomi sarà casuale? :D) è un personaggio più interessante, che si vuole conoscere meglio e che ci viene dato a piccole dosi, aumentando così la curiosità nei suoi confronti. È un personaggio che resta con un grande punto interrogativo fino alla fine poiché non si riescono a comprendere le allusioni di Cedric riguardo a lui, e questo mistero voluto è ciò che lascia la voglia di proseguire con il secondo volume.

La parte del presente perciò è quella che ho apprezzato di più in assoluto, per via dello stile diverso che è da subito più coinvolgente e per l’alone di mistero che invece non si percepisce altrettanto interessante nel passato.

È apprezzabile tuttavia il cambiamento di stile tra passato e presente che rimarca ancora una volta la differenza tra i due tempi, ciononostante ci sono imperfezioni che accomunano entrambe le scelte narrative.

Una di queste è la consecutio temporum. Questa non viene rispettata nel caso in cui si narra al passato e si vuole esprimere un fatto antecedente:
“Mi ricordò molto la casa della famiglia Lewis, così come la vidi qualche giorno addietro”.
È evidente che qualcosa non va, che quel “vedere” ha bisogno di un trapassato: “così come l’avevo vista qualche giorno addietro”. Questa svista è ricorrente e accade tutte le volte in cui ci sarebbe bisogno di un trapassato, quindi a lungo andare è un po’ disturbante.

Ci sono inoltre diverse ripetizioni, che possono infastidire più o meno a seconda del tipo di lettore. Io non sono super attenta a questo particolare, ma ci faccio comunque caso quando sono parecchie.

Un problema più trascurabile sono i punti esclamativi, ce ne sono troppi e sono spesso nella narrazione, condizionando toni che avrebbero preferito restare fissi con un punto fermo.

Ho apprezzato invece l’originalità che viene data alla figura tanto usata del vampiro. In genere non sono figure che amo molto, ma qui i vampiri sono un po’ diversi da come li conosciamo, e queste caratteristiche uniche non fanno che renderli interessanti perché, appunto, da scoprire. 

La curiosità di leggere il seguito c’è, ma è stata condizionata solo dalla parte finale e dal mistero riguardante Edward di cui parlavo prima. A mio avviso sarebbe stato tutto più leggero e scorrevole se i capitoli sul passato fossero stati più riassuntivi. Ci tengo però a precisare che sebbene il mio voto sia stato basso per i motivi specificati sopra, questa è comunque un’opera ben curata, con i pregi che ho specificato, a loro volta, più indietro!


Voto
Pro:
Originalità; alternanza dei capitoli; finale che invoglia a proseguire.
Contro:
Ritmo della narrazione; lentezza di certi passaggi; tutto troppo raccontato; alcune sviste morfologiche-lessicali.




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