sabato 27 marzo 2021

Recensione “Pochi passi all’Amore” di Syria Soccorso

Recensione a cura di Koaluch
Ho letto questo romanzo per una collaborazione e ne sono felice, poiché non è un libro che avrei letto di mia iniziativa per conto mio. Invece iniziarlo su richiesta dell’autrice mi ha portato a ricevere una bella sorpresa, con qualche imperfezione certo, ma è pur sempre un esordio.

Titolo:
 
Pochi passi all’amore

Titolo originale: -

Serie: -

Volume: -

Autore: Syria Soccorso

Genere: Romance

Sottogenere: Young adult

Anno: 2021

Descrizione: Aida Vitale è una ragazza di diciotto anni che ha sempre vissuto nell’ombra per non mettere in mostra il proprio fisico. La sua esistenza è segnata da un corpo che non riesce ad accettare, a causa dei chili di troppo. All’età di quattordici anni tenta il suicidio, per sfuggire alle persecuzioni dei compagni di scuola, ma fortunatamente suo padre la salva. Quattro anni dopo lei e la sua famiglia rivoluzionano la loro vita trasferendosi a Roma. Aida inizia a frequentare il liceo artistico con il sogno di riscattarsi e divenire una stilista. Il professor Di Stefano la spinge ad approc- ciarsi alla recitazione, che le permetterà di liberarsi delle proprie paure e insicurezze; Ester e Mauro diventeranno i suoi due migliori amici, su cui poter sempre contare, ma quando tutto sembra andare per il verso giusto due uomini arrivano a stravolgere le cose: Lucas, il ragazzo più popolare della scuola, e Noah, un produttore italo-americano. Non sarà facile per Aida scegliere tra cuore e ragione, tuttavia una cosa è certa: nessuna scelta sarà mai più condizionata dal suo corpo.

Recensione

Ho avuto parecchie difficoltà, all’inizio, a recensire questo romanzo. Se da una parte ho trovato certi comportamenti dei personaggi eccessivamente inverosimili, dall’altra ho avuto più occasioni per apprezzarli e apprezzare con loro le tematiche che l’autrice tratta con molta cura.


Pochi passi all’amore è una storia di formazione e crescita adolescenziale, una storia di vittorie e sconfitte, dove si cade ma si torna sempre in piedi.

È vero che lo stile è un po’ acerbo e la narrazione altalenante: la mano da esordiente si nota. L’introspezione della protagonista a volte manca e a volte è molto profonda, tuttavia la cosa migliore è che per tutto il libro lei mostra quella parte di sé che la fa soffrire, e il fatto che questa non passi mai in secondo piano rende il personaggio, almeno da questo punto di vista, molto realistico. Invece poi Aida ha comportamenti che riducono il suo spessore a zero, esagerati e poco realistici come svenimenti non giustificati e fughe in stile bambina delle elementari, quando in realtà è ormai quasi una donna. 

Non è specificato se il problema di ormoni di Aida le dia anche sbalzi di umore, ma dopo che la cura sta andando bene questi continuano e anche più esagerati, quindi direi che non sono opportuni o realistici. Tutta la situazione di lei che scopre che Lucas si è rimesso con Marta non lo è. La sua reazione è fuori luogo, e ancor di più lo è il cambio repentino di decisione sulla propria vita dopo aver parlato mezzo minuto con la madre.


E questo “overreagire” lo troviamo non solo in lei, ma anche in tutti gli altri personaggi. Ci sono loro reazioni che non riesco a comprendere. Ester le diventa a tutti i costi amica la prima volta che la vede senza un motivo che venga spiegato nel corso della storia; il professore l’abbraccia (specifico senza alcuna malizia) senza che nemmeno sia una sua vecchia alunna; persino a Lucas scappa qualche lacrimuccia e seppur qui sia quasi giustificato non ho apprezzato la scelta. Poi ci sono strette di mano e abbracci ovunque. Forse io sono un soggetto che dà sin troppa importanza al contatto fisico e lo rifugge, non lo nego, ma qui le persone, pur non conoscendosi molto, si abbracciano spontaneamente come se fosse una cosa normale, e ditemi se sono io che mi sbaglio, ma per me non lo è affatto! Stesso discorso per quanto riguarda il tenersi la mano, anche se è più “lieve” come cosa.


La storia può apparire semplice a primo impatto, ma è ben costruita e tutto gira intorno alla tematica principale, ovvero i chili di troppo di Aida e la ripercussione psicologica che hanno su di lei. Aida compie un lungo percorso per diventare una persona in grado di piacere a se stessa e alla fine ci riesce dopo molte fatiche e sofferenze.


Alla fine viene detto che lei perde dieci chili. Non si sa bene quanto Aida pesi, ma si suppone un bel po’. Mi duole dirlo, ma per una persona molto grassa dieci chili non fanno così tanto la differenza come fanno con lei. Quindi quasi alla fine ho supposto che non era poi così grassa come diceva? Comunque continuo a pensare che siano pochi.


Chiudendo questa piccola parentesi, sebbene lacrime e piantarelli, Aida risulta proprio una protagonista apprezzabile, in grado di comprendere e crescere e fare scelte giuste. Pian piano si entra in sintonia con lei ed è impossibile non simpatizzare per lei o lottarci insieme per la sua causa.

Ho apprezzato che non si butti subito tra le braccia di Lucas nel momento in cui dopo un apparente tradimento da parte di qualcun altro (evito spoiler) si sente sola. Questo la rende un personaggio forte. È proprio ciò che penso di lei: inizialmente appare molto debole e sperduta, poi con l’avanzare della storia diventa forte e persino sicura di sé. Questa crescita mi è piaciuta molto perché, mentre gli atri personaggi restano un po’ di sfondo, la sua evoluzione è evidente e soddisfacente.


Lucas resta un punto interrogativo per quasi tutta la storia, e ho amato la sua figura dannata e il mistero che le girava intorno (sono miei punti deboli, lo so). Anche lui ha saputo dimostrare all’ultimo di aver compreso i veri valori della vita, quindi anche la sua crescita è stata completa. Lucas non è il classico bad boy che tratta male la protagonista per puro divertimento, e questo mi è piaciuto. Lui ha una bella storia dietro, che giustifica i suoi comportamenti e il suo umore altalenante (anche se a volte forse esagera nonostante ciò!)


Il rapporto che nasce tra Aida e Lucas è molto frastagliato e complesso, e questo è proprio ciò che mi piace in un romanzo, tuttavia mi tocca osservare che, mentre nel corso della storia ho adorato il loro tira e molla, all’inizio accade tutto troppo rapidamente, avrei preferito un avvicinamento più graduale. Da quando si sviluppa è molto bello, ma è come se fossero state saltate delle fasi iniziali.


Tenerissimo invece lo pseudo-rapporto tra Ester e Mauro, che ci lascia in sospeso con un forse. Mi è piaciuto molto!


Riassumo quindi dicendo che il punto forte della storia sono i personaggi, di sicuro le emozioni non gli mancano! Anche i dialoghi sono gestiti piuttosto bene, anche se a volte ci sono piccolissime scene di poca utilità. Una cosa che dei dialoghi non ho potuto apprezzare è stata la sovrabbondanza di complementi di vocazione (editor, dove sei? X.X) A un certo punto il nome di Ester (o anche quello di Noah) viene ripetuto almeno cinque/sei volte per pagina (le pagine sono brevi).


Di descrizioni ce ne sono pochissime e quando sono state presenti le ho trovate superflue, specialmente quando viene descritta Ester: è una descrizione che è scivolata subito via perché non mi è rimasta impressa detta così su due piedi. Ma per il resto mi andato bene così: è un genere di romanzo che non vuole essere appesantito da troppi elementi superflui.


A mio avviso, sebbene lo stile acerbo, l’autrice ha saputo concentrarsi sui punti forti e tralasciare quelli deboli, dando vita così a un romanzo con tutte le carte in regola!


Voto
Pro:
Ottima gestione della tematica principale della storia; ottima crescita e sviluppo della protagonista; ottima gestione di mistero e suspense.

Contro:
Reazioni ogni tanto esagerate dei personaggi; sovrabbondanza di complementi di vocazione; stile a tratti un po’ lineare; ogni tanto qualche ripetizione di troppo.


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