sabato 2 maggio 2020

Recensione "Mathilda" di Victor Lodato

Diaspro.
Ciao a tutti, rieccomi tornata con una nuova recensione. È un romanzo che ho acquistato l'anno scorso a un mercatino dell'usato e poco tempo fa ho letto in pochi giorni. Insieme ad altri ha segnato il mio ritorno alla lettura dopo quasi un anno di stop: con alcune questioni private d'estate e le lezioni d'inverno, ho potuto tornare sui libri solamente in questo periodo in cui me ne sto parecchio con le mani in mano.

Titolo: Mathilda

Titolo originale: Mathilda Savitch

Serie: -

Volume: -

Autore: Victor Lodato

Genere: Narrativa Generale

Sottogenere: Young Adult, Giallo

Anno: 2009

Sinossi: Mathilda Savitch ha tredici anni. Da quasi un anno sua sorella è morta finendo sotto un treno, spinta da uno sconosciuto. Mathilda reagisce alla perdita a modo suo, proponendosi di diventare perfida, di fare dispetti e cattiverie ogni volta che se ne presenta l'occasione, e nel frattempo pensa di premunirsi da un eventuale attacco terroristico, organizzando sistemi di fuga o di difesa (per esempio, un rifugio in cantina). Inoltre, elabora una sua classificazione delle persone, soprattutto anziane, dividendole in lucertole e uccelli. Ma la decisione più importante che prende è quella di leggere le mail ricevute dalla sorella e addirittura di rispondere, a nome di Helene, al fidanzato e alla madre, fino a decidere di incontrare il ragazzo della sorella, disperato perché non ha più avuto notizie dalla sua amata. Sarà così che Mathilda scoprirà la verità su quella morte ingombrante, che non è stata in effetti un incidente. Un giallo che è insieme romanzo di formazione e racconto delle scoperte del sesso e del mondo.


Recensione


Parto col dire che il romanzo non è malvagio, ma secondo me non è classificabile proprio come romanzo, è questo il suo problema. Mi sono infatti ritrovata a leggere quello che potrebbe forse essere un diario della protagonista, ma che comunque in ogni caso non avrebbe un senso logico compiuto: la storia non ha un capo né una coda, è solo una serie di avvenimenti che non portano a niente. I personaggi non si evolvono con il corso della trama, non vediamo sviluppi di alcun genere e alla fine rimane tutto sospeso, come se ci fossimo fermati a guardare lo scorrere del tempo di una qualsiasi famiglia disastrata solo per qualche settimana. Viene definito "romanzo di formazione", ma non potrebbe essere più sbagliato.
In più, se ci aggiungiamo lo stile fin troppo infantile, questo diventa forse un diario a tutti gli effetti: le parole vengono ripetute infinite volte a pochissima distanza una dall’altra, il vocabolario usato è molto ristretto e a volte i termini usati sono un po’ ridicoli (ma questo potrebbe essere attribuibile anche alla traduzione, non so).

A parte ciò, i personaggi sono piuttosto strani, e non in senso buono: i ragazzini di cui la storia segue hanno circa tredici anni, ma le loro movenze e i loro ragionamenti sono spesso e volentieri attribuibili a età inferiori almeno di cinque anni, mentre altre volte, ma più raramente, intraprendono azioni troppo da adulti. In particolare noi ci troviamo nella testa di Mathilda, una bambina particolare e forse anche un po’ autistica – sebbene sia un dettaglio che non viene mai rivelato – ma comunque non al punto da portare gli altri a domandarsi se lo sia. Capisco l’impegno dell’autore di impersonarsi in una bambina, ma purtroppo la cosa non mi pare per nulla riuscita. Posso dire per esperienza – poiché ci sono passata – che una bambina che sta entrando nell’età dell’adolescenza non ha affatto pensieri come quelli che ha lei. Mathilda se ne esce fuori infatti con dialoghi e pensieri senza senso che sarebbero facile da attribuire a una bambina un po’ più piccola. Ma lei ha tredici anni, e questa non è più l’età per cose simili.

Allo stesso modo, i dialoghi sono davvero inverosimili, ma non solo i suoi: anche quelli degli adulti, che non sono molti ma che, essendo gran parte della storia ambientata nella sua casa, appaiono abbastanza spesso. I genitori di Mathilda sono un po’ un punto interrogativo. Vediamo un tentativo di caratterizzazione nella depressione che ha colpito la madre (e un po’ meno anche nel padre), ma questi due personaggi continuano a restare due zombie vaganti. In modo diverso, anche la madre della migliore amica di Mathilda è poco realistica, anche se forse lei è un personaggio leggermente meglio riuscito.

La storia che c’è dietro questo romanzo, tuttavia, è comunque apprezzabile poiché ci invita a riflettere su tematiche piuttosto delicate, come il rapporto tra genitori e figli, l’approccio con l’adolescenza e il terrorismo, ma sono comunque trasmesse in modo un po’ vago sempre per via dell’infantilità non realistica della protagonista. Sembra quasi che l’intera trama sia stata inizialmente attribuita a una protagonista bambina e che poi l’età di quest’ultima sia cambiata all’improvviso, forse per convenienza.

In definitiva però mi sento di dire che è una lettura piuttosto scorrevole, quindi potrebbe essere una scelta nel caso in cui si cerchi qualcosa di breve. Questa volta non mi sento di consigliarlo, però magari per qualcuno potrebbe essere interessante entrare nella mente di un personaggio enigmatico come Mathilda. Magari ne capirebbe più di me.


Voto
Pro:


Scorrevolezza; rapidità nella lettura; tematiche varie e interessanti, seppur poco approfondite.


Contro:


Caratterizzazione dei personaggi; trama debole; dialoghi; infinite ripetizioni.


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