lunedì 30 novembre 2020

Recensione "Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie" di Alec Bogdanovic

Koaluch.
Buongiorno, lettori! Oggi vi presento una lettura un po' diversa, che sono certa a molti di voi potrebbe interessare.

Titolo:
 
Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie

Titolo originale: -

Serie: -

Volume: -

Autore: Alec Bogdanovic

Genere: Narrativa generale

Sottogenere: Narrativa contemporanea

Anno: 2020

Descrizione: La depressione è il male della nostra epoca. È la malattia più diffusa al mondo ed è la più temuta dopo il cancro. Il nostro anti-eroe ci si imbatte nell'adolescenza e cerca di liberarsene con la disciplina e il metodo di un ricercatore, peccato che la cavia da laboratorio sia lui stesso. Finirà così per autocondannarsi a un'interminabile escalation di sfortune e miserie umane: queste daranno corpo a un romanzo di formazione in cui tragedia e commedia si intersecano e fondono fino a diventare del tutto indistinguibili.

Recensione

Devo ammettere che prima di iniziarlo, dalla descrizione su Amazon mi aspettavo qualcosa di diverso; ciò non significa che la sorpresa sia stata sgradita, anzi ho apprezzato il fatto di intraprendere una lettura differente dal solito.

Una cosa che mi ha colpito fin da subito è stata l’impostazione dalla vaga forma pirandelliana, e insieme i titoli dei capitoli che portano spesso con sé traccia di quell’ironia di cui il racconto è pieno. È a tratti un’ironia un po’ pungente e nera, che in nessun caso ho trovato biasimabile, visti i presupposti che caratterizzano il protagonista nonché voce narrante di questa opera. A volte vediamo infatti anche l’utilizzo di linguaggio volgare o scortese, ma ancora una volta questo fatto appare completamente giustificato e non sarebbe stata la stessa cosa senza (e ve lo dice una persona che non ama leggere parolacce nei romanzi).

Se il protagonista può apparirci inizialmente presuntuoso e pieno di sé, presto scopriamo a entrare in sintonia con la sua mentalità e dimentichiamo tutto il resto, tendiamo a immedesimarci nella sua visione nera della vita e quindi lo comprendiamo a ogni capitolo di più, complice anche il modo diretto in cui la voce narrante si rivolge al lettore. Non è una cosa che amo in generale, ma dato il genere particolare di questo racconto l’ho trovato naturale.

I capitoli sono brevi e si leggono rapidamente, ma non per questo è da considerarsi un’opera leggera. È ciò che tuttavia può apparire inizialmente, e comunque mantiene sempre, grazie anche all’ironia, un tocco di leggerezza nella sua importanza. In pratica non è assolutamente un mattone sebbene le tematiche, e comunque è breve. Forse un po’ troppo. Avrei preferito che il finale non fosse così immediato. Mi è parso un po’ campato per aria, non veramente una conclusione. Forse ciò è dato dal fatto che visti gli sviluppi negli ultimi capitoli mi aspettavo un’evoluzione diversa, fatto sta che un taglio così netto alla fine mi ha un po’ sorpresa, lasciandomi a domandarmi “ma davvero finisce così?”. E scorrendo le pagine ho appurato che sì, quella era davvero la fine. Non che sia un finale brutto, ma non mi sembra un finale, ecco.

Una cosa che davvero non sono riuscita ad apprezzare è stata la prefazione, ma ciò non influirà sul mio giudizio perché la prefazione è qualcosa di esterno, che non ha scritto l’autore. Mi è parsa presuntuosa e critica, fin troppo anche con le premesse fatte sull’ironia un tantino cattivella del romanzo, che al contrario invece ho trovato pertinente.

Un altro appunto va fatto sulle note a piè di pagina. Generalmente servono per specificare al di fuori della narrazione (e quindi della voce narrante) una spiegazione che all’interno non può essere inserita per determinati motivi. Qui invece sembra che il narratore utilizzi questo strumento per uno scopo puramente personale, e che quindi gli fa perdere il suo senso. Se nei capitoli c’è una voce narrante, questa viene strappata via dal suo ruolo nelle note, dove l’autore – o l’editore o il traduttore – parla in prima persona. L’utilizzo che ne viene fatto è quindi fuorviante. Forse per questo alcune appaiono anche inutili, sembra siano state messe tanto per metterle. Altre invece servivano e non c’erano, con il risultato che un eventuale lettore che non conosce determinate cose (anche perché a volte viene fatto uso di un linguaggio abbastanza specifico, non alla portata di tutti) si perde diversi significati oppure deve interrompere la lettura per andare a cercarseli.

In conclusione direi che mi ha fatto piacere come lettura, è stata scorrevole ma non per questo frivola, e l’ho trovata originale e diversa, sebbene non abbia apprezzato appieno il finale. Vengono date delucidazioni sul titolo solo verso la fine e forse la parte centrale si distacca un po’ dall’idea che la descrizione e il titolo trasmettono a un lettore prima che questo inizi a leggere, però resta sempre una lettura interessante, che incuriosisce e spinge ad andare avanti. Forse alcuni potrebbero lamentarsi dei contenuti irriverenti, ma essendo contro questo genere di perbenismo non ho assolutamente nulla da criticare.


Voto

Pro:
Scorrevolezza; tematiche trattate; ironia particolare.

Contro:
Prefazione; linguaggio un po' troppo specifico che potrebbe sfavorire diverse categorie di lettori; utilizzo delle note a piè di pagina; utilizzo del pronome maschile "gli" anche quando andrebbe quello femminile "le".




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